Omelia nella Notte di Natale

24-12-2009


1.      In uno dei testi liturgici di questa solennità del Natale c’è il Profeta Isaia, che esorta l’antico popolo di Dio alla gioia: ‘Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce, insieme esultano poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore a Sion. Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme’ (Is. 52, 7 ‘ 10).


Riportando a noi e alla nostra città le parole del Profeta noi vediamo in tutta la loro cruda realtà le rovine delle nostre case, delle nostre Chiese e dei nostri monumenti, le rovine della nostra città e dei centri abitati che la circondano.


E sono rovine che ci fanno tanto male. Vediamo, soprattutto, ancora le bare delle nostre persone care, dei nostri concittadini che sono rimasti vittime del terremoto.


Ma ci sembra di non vedere il Signore che viene.


E perciò ci riesce ancora difficile sperimentare che ‘ come dice il Profeta ‘ ‘il Signore ha consolato il suo popolo’. Di quanta immensa concreta immediata consolazione ha bisogno questo nostro popolo!


E come ci piacerebbe vedere il Signore che viene e riuscire a sperimentare la sua consolazione!