Omelia S. Messa di Pentecoste

01-07-2008


OMELIA DELL’ARCIVESCOVO


NELLA SOLENNITA’ DI PENTECOSTE


A CONCLUSIONE DEL 59° CONGRESSO NAZIONALE DELLA FUCI


 


 


Basilica di S. Maria di Collemaggio ‘ 11.05.2008


 


 


(At. 2,1-11; Sal. 103; 1Cor. 12,3-7.12-13; Gv. 20,19-23)


 


 


 


 


 



  1. Il 30 agosto 1980, Papa Giovanni Paolo II, a conclusione della sua visita a L’Aquila, celebrò una solenne S. Messa proprio qui, davanti a questa Basilica di S. Maria di Collemaggio. Nell’omelia Giovanni Paolo II parlò di S. Bernardino (era venuto a rendere più solenni i festeggiamenti del sesto centenario della nascita del santo senese). Io ero presente e ricordo ancora con commozione quel giorno. Il Papa disse: ‘(S. Bernardino) fu l’inventore del monogramma ‘IHS’ (IHESUS), che fece dipingere in oro su delle tavolette, con tutt’attorno dei raggi ai quali attribuiva particolari significati simbolici. Con questo mezzo fra’ Bernardino diffuse ovunque passava la devozione al santissimo Nome di Gesù, già praticata in monasteri e conventi da secoli, ma che ora diventava un bene comune del popolo cristiano. Anche oggi sulle porte di molte chiese e di molte case, come anche di antichi palazzi, in molte città dell’Italia [e’all’Aquila in particolare!], si vedono scolpiti questi stemmi con il nome di Gesù. Come vorrei ‘ continuava il Papa in quel 30 agosto 1980 ‘ che la celebrazione del centenario bernardiniano contribuisse anche, e anzi soprattutto, a questo: a far tornare il Nome di Gesù come segno della fede e della vita cristiana delle famiglie, sulla porta delle case, all’interno, in Italia e negli altri paesi. Lo chiedo ai padri e alle madri di famiglia, ma anche ai giovani che stimo e amo, e specialmente alle nuove coppie: riportate il nome di Gesù nelle vostre case’.

Carissimi giovani universitari di tutta Italia ascoltate, come rivolto ad ognuno di voi, questo grido del Papa che tanto ha amato i giovani. Quel grido era anche per voi oggi, che ‘ soprattutto nell’università ‘ siete chiamati a portare il Nome di Gesù, a testimoniare Gesù e il Suo Vangelo.


Paolo VI (nell’ ‘Evangelii nuntiandi’) aveva già affermato chiaramente: ‘L’evangelizzazione conterrà sempre – come base, centro e insieme vertice del suo dinamismo ‘ una chiara proclamazione che, in Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, morto e risuscitato, la salvezza è offerta ad ogni uomo, come dono di grazia e di misericordia di Dio stesso’ (n.27).


E sempre Giovanni Paolo II, nell’indimenticabile documento emanato dopo l’anno santo del duemila, scriveva: ‘Non si tratta di inventare un nuovo programma. Il programma c’è già: è quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva tradizione. Esso (il programma) si incentra in ultima analisi, in Cristo stesso, da conoscere, da amare, imitare, per vivere in Lui la vita trinitaria, e trasformare con Lui la storia fino al suo compimento nella Gerusalemme celeste. E’ un programma che non cambia mai col variare dei tempi e delle culture, anche se del tempo e della cultura tiene conto per un dialogo vero ed una comunicazione efficace. Questo programma di sempre è il nostro per il terzo millennio’ (Novo millennio ineunte n. 29).


Carissimi giovani universitari, in questi giorni del vostro congresso nazionale, avete trattato tanti temi interessanti e di estrema attualità. Ma tutto era orientato a questo: riscoprire ancora più profondamente chi è Gesù Cristo e farlo conoscere a tutti, testimoniarlo dappertutto, in particolare nell’Università.


 



  1. Tornando ancora a quell’ormai lontano 1980 (30 agosto), un altro forte appello che Papa Wojtyla da questa Basilica rivolse al mondo intero, fu un grido appassionato a favore della vita.

Dopo aver parlato dei valori del Vangelo, predicati da S. Bernardino, e, in particolare del valore della famiglia, Giovanni Paolo II esclamò: ‘Soprattutto nella famiglia, che il Vaticano II ha stupendamente definito ‘il santuario domestico della Chiesa’ (Apostolicam Actuositatem, 11) è necessario far argine contro i pericoli che minacciano di profanare questo santuario, di devastarne le sacre strutture: voglio dire l’edonismo che porta alla mancanza di amore tra i coniugi e verso i figli, l’infedeltà coniugale, il divorzio e l’aborto. Soprattutto su quest’ultimo punto (disse allora il Papa) sento il dovere di invitarvi, come credenti, a porre tutta la vostra attenzione: non si può sopprimere la vita, non si può rifiutare la vita, dono di Dio. Giungono notizie terribili sul triste primato che, in questo campo, si è raggiunto. S. Bernardino ha avuto parole di fuoco contro tale male (Quaresimale di Firenze, 1425). Ed io, come vicario di Colui che è la vita del mondo, alzo alta la mia voce in difesa di chi non ha avuto ne mai avrà voce: non si può sopprimere la vita nel seno della madre!’.


Carissimi giovani universitari, io ricordo molto bene (lo ripeto ancora) quel giorno e quel grido, che fu chiamato da diverso giornali ‘il grido dell’Aquila’!


Anzi, quando alcuni mesi dopo, (13 maggio 1981!) si seppe del gravissimo attentato al Papa in piazza S. Pietro, molti collegarono quell’attentato al famoso ‘grido di Collemaggio’, come reazione assurda e violenta all’appello coraggioso e chiaro di Papa Giovanni Paolo II! Era, è vero, un grido contro l’aborto, ma in realtà era un appello a favore di una più profonda cultura della vita.


Carissimi giovani amate la vita. Difendetela e promuovetela sempre e dovunque.


C’è una cultura di morte che continua sempre ad avanzare nel mondo, come una paurosa e inarrestabile minaccia.


Io vi auguro che con la vostra esistenza e le vostre parole, voi possiate sempre essere riconosciuti come coloro che amano e cantano la vita. Gesù ha detto: ‘Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza’. Ma molti non ci credono. Soprattutto tra i giovani tantissimi non ci credono. Perfino tra i giovani cristiani sono ancora troppi coloro che dubitano che Gesù è l’unico che può donare la vita e darla in abbondanza!


 



  1. Carissimi Universitari Cattolici, siamo nella Basilica di S. Maria di Collemaggio, nella Basilica di S. Pietro Celestino. Qui egli volle esser incoronato Papa. E qui volle dare a l’Aquila e al mondo intero la grande indulgenza della ‘Perdonanza’, ormai a tutti nota come la Perdonanza Celestiniana.

L’Aquila era una città ancora giovane, sorta da poco, e, purtroppo già si era lacerata tra guerre tra opposte fazioni.


S. Celestino donava una indulgenza con alte finalità spirituali ( la riconciliazione con Dio). Ma non volle dimenticare l’altro aspetto, attualissimo per questa giovane città: la riconciliazione tra i fratelli.


Il Santo Padre Papa Benedetto XVI, durante il suo recente viaggio in America, ha sostato, come sappiamo, al Ground Zero, a New York, per ricordare le vittime di quel tragico 11 settembre del 2001. Della sua stupenda preghiera vorrei stralciare poche parole:


 


‘Dio della pace,


porta la pace nel nostro mondo violento;


pace nel cuore di tutti gli uomini e le donne


e pace tra le nazioni della terra.


Volgi verso il tuo cammino di amore


coloro che hanno il cuore e la mente consumati dall’odio’.


 


Carissimi giovani, S. Celestino, sette secoli fa, faceva questa stessa preghiera, portava nel cuore questi stessi ideali. E li affidò al meraviglioso dono della ‘Perdonanza’.


La Perdonanza, che si rinnova ogni anno, in questa Basilica di S. maria di Collemaggio, è riconciliazione con Dio, con se stessi, con i fratelli e con tutto il creato.


Possa S. Pietro Celestino donare ad ognuno di voi questa meravigliosa esperienza della Perdonanza. E possa rendervi apostoli di riconciliazione e perdono nel mondo di oggi.


 



  1. Carissimi giovani, oggi è anche la solennità di Pentecoste. S. Pietro Celestino è stato anche un grande innamorato dello Spirito Santo. Tanti degli eremi e monasteri da lui fondati portano il nome dello Spirito Santo.  

Per ognuno di voi, carissimi giovani, voglio augurare una rinnovata Pentecoste, una nuova venuta dello Spirito. In una delle lettere agli universitari, dopo aver ricordato la promessa di Gesù ‘Avrete forza dallo Spirito santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni’ (At. 1,8), aggiungevo: ‘Carissimi giovani, ricordate sempre questa immagine, questa icona di Gesù che assicura i discepoli che riceveranno forza dallo Spirito. E allora capirete che ogni volta che avrete paura è perché non credete allo Spirito. Ogni volta che avete paura di parlare e di testimoniare è perché non avete accolto lo Spirito. Ogni volta che vi vergognate di Gesù Cristo davanti agli uomini, è perché non siete ancora abitati dallo Spirito. Ogni volta che soccombete sotto lo scoraggiamento è perché non avete assaporato la forza dello Spirito. Ogni volta che vi rassegnate e pensate di non poter cambiare nulla è perché avete reso impotente in voi l’azione dello Spirito. E ogni volta che la gioia del Cristo Risorto non risplende sul vostro volto è perché ancora non assaporate l’ebbrezza e la dolcezza dello Spirito’. Possa veramente lo Spirito santo accompagnarvi ogni giorno nella vostra straordinaria avventura apostolica nell’Università.


 



  1. E vorrei concludere ricordando ciò che Papa Benedetto XVI diceva ai giovani riuniti a Loreto: Per realizzare la sua Alleanza (la sua storia d’amore con l’umanità) Dio ha cercato un cuore giovane e lo ha trovato in Maria, ‘giovane donna’. Ancora oggi Dio ha cercato cuori giovani, cerca giovani dal cuore grande, capaci di fare spazio a Lui nella loro vita per essere protagonisti della Nuova Alleanza. Per accogliere una proposta affascinante, come quella che ci fa Gesù (‘) occorre essere giovani interiormente, capaci di lasciarsi interpellare dalla sua novità per intraprendere con Lui strade nuove’.

Carissimi giovani possa lo Spirito Santo rendervi sempre più giovani dal cuore grande.


Vi ricorderò sempre nella mia preghiera. E vi porterò nel cuore. Anch’io vi chiedo una preghiera ed anche a voi che possiate portare sempre nel vostro cuore un ricordo bello di questi giorni trascorsi a L’Aquila.


 


 


 


 


+ Giuseppe Molinari


Arcivescovo Metropolita dell’Aquila