OMELIA PER LA FESTA DI S. BASILIDE

29-11-2007



  1. Carissimi fratelli e sorelle che operate nel corpo della Polizia Penitenziaria, pensando alla vostra festa di oggi e al vostro protettore S. Basilide mi sono venute in mente alcune riflessioni che, con molta semplicità, condivido con voi, in questo momento.

 



  1. Mi è venuta in mente, innanzitutto, la parola di Gesù: ‘Ero in carcere e siete venuti a trovarmi’ (Mt. 25,36). E’ una parola che ci ricorda come anche la condizione di colui o di colei che sono stati privati della libertà, rientra in quella categoria di uomini e donne verso i quali il Signore ci chiede di vivere in modo particolare il comandamento dell’Amore.

Nel Vangelo di S. Matteo, dove è riportato questo invito di Gesù ad essere pieni amore verso chi è in carcere, sono riportati anche gli inviti di Gesù ad avere tanto amore verso chi ha fame, chi ha sete, chi è forestiero, chi è nudo, chi è malato’ (Mt. 25,31-46). Ed in fondo, in questa pagina del Vangelo si ricorda una grande verità che cioè (come dice un grande mistico, S. Giovanni della Croce) ‘alla fine della vita saremo giudicati sull’amore’.


 



  1. E vorrei subito sottolineare che questo invito di Gesù è rivolto a tutti i cristiani. Ad ognuno di noi, nel giorno del giudizio finale, sarà rivolta questa parola. E ognuno di noi, quel giorno, saprà se abbiamo saputo riconoscere Cristo dietro il volto del carcerato (o come si dice oggi del ‘detenuto”). Quindi ogni battezzato deve chiedersi continuamente come vive questa parola di Cristo che è rivolta a tutti.

E nessun cristiano potrà rispondere in quel giorno a Gesù Cristo, che verrà a noi come il Giudice Supremo. ‘ Signore, ma che dici? Pensare ai carcerati è compito unicamente della Polizia Penitenziaria!’


 



  1. Immagino già l’obiezione di molti: ‘E come la mettiamo con i regolamenti?  Non tutti e possiamo essere autorizzati a visitare chi è in carcere’Ed anche quando ciò è possibile occorre adeguarsi scrupolosamente a regolamenti e direttive ben precisi!’.

Si potrebbe subito osservare, però, che la parola evangelica ‘visitare i carcerati’ comprende tante indicazioni per la nostra vita di cristiani ed evoca una vasta gamma di possibili impegni sul piano sia individuale sia sociale. Ed ogni battezzato è tenuto a chiedersi: cosa posso fare io personalmente per far pervenire il mio aiuto a chi è detenuto? Cosa posso fare io, singolo cittadino, perché si possa giungere ad un ordinamento legislativo rispettoso di ogni singola persona, sia di chi ha sbagliato ed è stato privato della libertà, sia di ogni cittadino che ha diritto alla sua sicurezza e sia anche delle persone che come voi, carissimi amici della Polizia Penitenziaria, siete chiamati concretamente a prendervi cura del carcere e di chi è in esso detenuto?


Ed è bello ed importante se ognuno cerca di dare una risposta personale a questi interrogativi, coinvolgendo in pieno la sua coscienza di cristiano e la sua responsabilità di cittadino.


 

Oggi, però, festa della Polizia Penitenziaria, mi viene spontaneo (non solo a me ma penso anche a voi), un’altra domanda: ‘Ma noi, che facciamo parte della Polizia Penitenziaria, come possiamo conciliare la…