Da mesi, ma soprattutto in questi ultimi giorni, siamo tutti, volenti o nolenti, coinvolti nelle vicende personali del capo del governo. Un coinvolgimento forzato perché, anche se non vuoi, ti senti bombardato
da affermazioni e smentite circa le sue avventure diciamo amorose, che si intrecciano e si rincorrono. Uno scontro tra chi scusa e chi accusa, tra chi si scandalizza e chi le trova non solo normali, ma persino interessanti. A parte la estenuante diatriba politica, che qui meno mi interessa, sono i commenti della gente che mi preoccupano. Mi preoccupa come pastore d’anime vedere “smarriti” ragazzi, adolescenti e giovani,
con i quali non sai più come impostare un discorso educativo. Mi preoccupano le famiglie che si trovano spiazzate nel loro già difficile compito formativo. Certo, sarebbe ingiusto fermarsi semplicemente alle vicende del premier. Il discorso è ben più vasto ed abbraccia un insieme di situazioni che fanno apparire chiaramente il degrado culturale e morale nel quale ci troviamo, un degrado che qualcuno ritiene come prodromo della caduta della nostra civiltà. La perdita del senso morale per cui non sai più cosa sia bene e cosa sia male, perché tutto diventa indifferente ed accettabile, porta con sé la perdita di riferimenti certi. Si ritiene la nostra una società libera e invece ci si sente fortemente condizionati. Si finisce per ritener tutto permesso se fattibile e funzionale al guadagno da conseguire senza troppa fatica, come molti modelli pubblicitari fanno credere. Tanta gioventù, ma non solo la gioventù, viene attratta da miti e paradisi artificiali. Ho avuto modo di incontrare ragazzi e ragazze che, abbagliati da miraggi di un facile successo e guadagno, si sono ritrovati, e forse per sempre, in drammi personali con sconfitte umilianti. Penso anche a quei ragazzi e a quelle ragazze, che si vedono scavalcare da loro coetanei più “furbi”, solo perché si rifiutano di accettare proposte – diciamo – “compiacenti” cedendo a veri ricatti morali. Il risultato è che loro rimangono a “piedi”, mentre gli altri, più furbi o più disinvolti, hanno “svoltato” in cerca di successo e notorietà. Ti chiedono allora: «Ma vale la pena mettere in pratica gli insegnamenti che voi ci date? Vale la pena essere onesti e coerenti se tutto questo non paga?». Non c’è dubbio: ci troviamo in una situazione di vera “emergenza” educativa come anche i Vescovi italiani ricordano nel programma pastorale della Chiesa per il prossimo decennio che verte appunto sull’educazione e la formazione delle nuove generazioni alla luce del Vangelo. Criticare e lamentarsi di come vanno le cose serve poco e non cambia nulla. Mi pare più utile coalizzare le energie positive e tentare una vera “rivoluzione” silenziosa del bene. Non riusciremo forse a convincere tutti ed anzi molti giovani e adulti finiranno per lasciarsi incantare dalle pericolose sirene di un edonismo consumista che addormenta le coscienze e spegne la capacità critica. Il tempo è però galantuomo: basta che una minoranza coraggiosa e convinta scelga il bene e cominci a vivere insieme una vita povera e piena di gioia. Il resto seguirà. In altre parole, più che gridare che il mondo va male, scegli di cambiarlo impedendo che sia il mondo a cambiarti. Alla deriva del lassismo etico e morale si risponde non con dichiarazioni e lamenti, bensì con l’eroismo della coerenza. E in questo cristiani e uomini di buona volontà di ogni fede possono stringere una provvidenziale “santa” alleanza. Ecco un’opportunità da cogliere e una missione da non disertare. Per quanto mi riguarda: «Io ci sto»!