Parla di ‘male oscuro’ che blocca la città l’arcivescovo nella riflessione pubblicata sul nuovo numero del quindicinale diocesano ‘Vola’: “Con questa parola (male oscuro n.d.r.) indico tutti quei fenomeni di assurda lotta politica e ideologica che spesso uccidono le iniziative più belle. Ci sono alcuni che quando fanno guerra alla Residenza S. Carlo dicono che si battono per motivi di giustizia, di legalità, di attenzione agli studenti meno garantiti. Un’enorme bugia!”
Ricorda, poi, lo spirito con cui venne realizzata la casa per gli studenti: “Di fronte all’impossibilità dei vari enti (Regione, Provincia, Comune, Università) di dare la disponibilità di un terreno, l’Arcidiocesi ha dato questa disponibilità pensando solo al bene della nostra Università, della città e, soprattutto, dei giovani universitari. Ci siamo confrontati con i vari enti, abbiamo sentito il parere degli esperti di diritto e, in ottantasette giorni, la Residenza Universitaria S. Carlo Borromeo è diventata una realtà”. L’arcivescovo continua poi la sua riflessione ricordando la gioia di tutti il giorno dell’inaugurazione: “Ricordo la gioia di tutti (Presidente della Regione Lombardia, Presidente della Regione Abruzzo, Presidente della Provincia dell’Aquila, Sindaco dell’Aquila) e tanti altri presenti in quel 4 novembre 2009 (Festa di S. Carlo), all’inaugurazione della struttura, che offre alloggio a centoventitré studenti e le cui sale studio (modernamente attrezzate) sono aperte a tutti i giovani, anche ai non residenti”.
Anche il Sindaco condivise la scelta di far gestire la casa alla Curia: “Meno male che voi, come Diocesi, vi occupate della gestione. Altrimenti il Comune come avrebbe potuto fare?”. L’arcivescovo, indfine, conclude con un pensiero indirizzato a tutti quelli che contrastano le opere della Chiesa aquilana: “La Chiesa dell’Aquila, che non percepisce nessun vantaggio economico da questa iniziativa, continuerà a occuparsi con concreta solidarietà dei giovani… La Chiesa dell’Aquila, si fermerà, solo quando qualcuno, con leggi assurde ed accecato dall’ideologia, deciderà di bloccare con la forza questa vita che sboccia. Ma chi ucciderà questa vita e questa speranza ne risponderà davanti alla storia.
E un giorno davanti a Dio!”.
Il parroco della parrocchia universitaria di S. Giuseppe, Don Epicoco, nella lettera aperta “Non è tutto ‘loro’ quello che luccica” stigmatizza l’atteggiamento di chi vuole ricostruire la città sui giornali: “L’impegno della ricostruzione è diviso in due filoni ben distinti: il primo filone pensa di contribuire alla ricostruzione a colpi di comunicati stampa, il secondo filone, invece, rimboccandosi le maniche. Tutti riescono a capire, senza nessun mio aiuto, che il primo filone è fatto da quella gente che vive cercando il consenso, cercando il facile applauso, cercando di crearsi una credibilità denigrando gli altri. Questa gente ha bisogno della polemica, ha bisogno della retorica, ha bisogno di farsi crescere la barba per poter sedere magari in un consiglio comunale autoconvincendosi di essere il baluardo della legalità e del cambiamento, perdendosi però una cosa molto semplice: “la realtà”.
Dopo aver ricordato la situazione difficile di tanti studenti per cui sarebbero necessari tante case San Carlo per far fronte alle loro esigenze, don Epicoco ricorda come la residenza universitaria sia aperta a tutti: “Oggi la San Carlo è un luogo pubblico, gratuito, aperto a tutti cattolici e non, aperto anche a coloro che fanno i sit in nelle facoltà ma poi ci chiedono di rimanere a studiare sin dopo la chiusura perché non hanno dove studiare”.
Dopo aver ricordato la situazione difficile di tanti studenti per cui sarebbero necessari tante case San Carlo per far fronte alle loro esigenze, don Epicoco ricorda come la residenza universitaria sia aperta a tutti: “Oggi la San Carlo è un luogo pubblico, gratuito, aperto a tutti cattolici e non, aperto anche a coloro che fanno i sit in nelle facoltà ma poi ci chiedono di rimanere a studiare sin dopo la chiusura perché non hanno dove studiare”.
Ricordando come oggi la nostra città non abbia bisogno di polemiche ma di gente che si impegni, don Epicoco conclude: “Noi non ne abbiamo bisogno (di polemiche e di visibilità) perché viviamo di altre priorità e soprattutto in cima ad esse ci sono le persone. Noi non abbiamo bisogno di rimanere iscritti fino a 30 anni all’università per poterci inserire nelle lobby di potere dei partiti o per avere assunzioni dirette dall’Università stessa ed affini. Noi non abbiamo bisogno di allearci con il consigliere comunale o regionale di turno per boicottare iniziative solo per il gusto di far fallire iniziative dove non riusciamo a metterci le mani d’interesse. Noi non abbiamo bisogno di riempirci la bocca di parole come “legalità”, “giustizia”, “solidarietà” perché la legalità, la giustizia e la solidarietà sono l’alfabeto del nostro impegno”.
Un’opera diocesana, dunque, che per la Chiesa dell’Aquila certamente non è fonte di lucro: “E soprattutto gestire una Residenza Universitaria – continua don Epicoco – come la San Carlo non è un affare ma una cambiale. Avere quote d’affitto a 140 euro al mese significa non dormire la notte per cercare una maniera per pagare le spese di gestione, anche perché noi non abbiamo nessun sindacato che ci finanzia a differenza di qualcun altro, e ciò che riusciamo a realizzare è solo grazie alla generosità di benefattori silenziosi e disinteressati che condividono la nostra stessa preoccupazione”.
Don Epicoco conclude ricordando a tutti che la Chiesa aquilana vuole rimanere libera e mai si adeguerà ad alcuna ideologia dominante: “Ci piacerebbe, come Chiesa aquilana, non avere nemici, ma o ci si omologa all’ideologia dominante o inevitabilmente si diventa segno di contraddizione. Preferiamo questa “differenza” rispetto a certa “uniformità” diffusa da queste parti. Differenza che ci costa tanto, ma che non è negoziabile”.