Eminenza reverendissima,
mi permetta, in questo breve saluto che Le rivolgo, di chiamarLa Padre, nella sua accezione più piena ed elevata.
Una paternità la Sua che va oltre quella spirituale, per accarezzare e curare le profondità dell’animo umano, in un rapporto nel quale in questi anni Lei ha messo a disposizione di tutti noi la vera sapienza, ma anche la vera umanità, affinché il buio si potesse trasformare in luce; la disperazione in speranza; la distruzione in rinascita.
Appena nominato vescovo dell’Aquila Lei ha reso omaggio al sacrario delle 309 vittime del 6 aprile 2009.
Abbracciando loro con la preghiera, ha abbracciato la nostra comunità, ha fatto Suo il nostro dolore, ci ha accolti nel Suo cuore come un Padre.
Lei, Padre ci ha aiutato ad attraversare il sentimento dolente che ci bloccava, trasformandolo in memoria amorevole per una rinascita effettuale, che in questi anni abbiamo portato avanti convintamente, consapevoli della Sua benevola comprensione.
La Croce non è solo pezzi di legno combinati tra di loro, la Croce è l’umanità di Cristo, la vulnerabilità del figlio di Dio per riscattarci dai nostri peccati.
In questo senso la Sua ultima riflessione pasquale è stata illuminante: Gesù viene inchiodato non sul patibolo di legno, ma sulla croce viva dei Suoi fratelli scartati, offesi, maltrattati. Ed ancora: nella Pasqua di Gesù, ogni Croce diventa sorgente di vita.
Ecco, in questi anni Lei ci ha insegnato che la nostra sofferenza poteva diventare fonte di speranza e finalmente i nostri occhi velati di tristezza sono tornati a illuminarsi di fiducia verso il futuro, nel rispetto e nel nome di chi ha visto la propria vita sacrificata sotto le macerie.
Padre, Lei è stato il nostro dono pastorale anche per aver accolto nel Suo cuore e aver condiviso con noi la devozione per Papa Celestino V.
Con le Sue riflessioni ha ridato lucentezza alla figura di Celestino, autentico testimone del Vangelo, uomo misericordioso, accogliente con gli umili e i bisognosi.
Ha contribuito a farci rileggere la Bolla del Perdono nella sua grandezza valoriale e nella sua incredibile attualità.
Ci ha indirizzati verso una conoscenza teologica che ha aperto le nostre menti rispetto ad una Perdonanza che nel corso della 728° edizione ha posto L’Aquila tra le “capitali” del XXI secolo, che hanno fatto e faranno la storia.
Padre, Lei ha raccontato in un’intervista che ha notato i motivi di intensa consonanza tra gli insegnamenti di Celestino V e il magistero di Papa Francesco, centrato sul tema della misericordia.
Così, il 4 giugno 2021, mentre era in udienza dal Santo Padre ha avuto l’impressione che la Provvidenza le spalancasse una porta inaspettata, tanto da proporre a Papa Francesco di venire all’Aquila per la Perdonanza, trovando subito l’accoglimento dell’invito.
Lei, Padre ha reso possibile quel riconoscimento da parte della Chiesa di Roma che gli aquilani aspettavano da sette secoli: l’aperura della Porta Santa di Collemaggio da parte di un Pontefice.
Solo un Padre attento e amorevole con i propri figli poteva riuscire a farci un dono meraviglioso e tanto desiderato come la partecipazione di Papa Francesco alla Perdonanza celestiniana, nel nome della misericordia, della riconciliazione e della Pace.
Per quanto detto finora e per tanto altro che gli aquilani sanno, ho l’onore e il privilegio di annunciare che quest’anno il Premio del Perdono va al Cardinale Giuseppe Petrocchi, Vescovo emerito dell’Aquila e, nostro Padre per sempre.