Con crescente consapevolezza, teologica e culturale, la Perdonanza ci appare un evento profetico, acceso nella Chiesa dallo Spirito Santo. Non segue le leggi della natura, ma i dinamismi della grazia. E’ come un faro che – a differenza di quanto avviene su piano fisico – proietta una luce che si intensifica nella misura in cui avanza nello spazio e nel tempo. Infatti, più si inoltra in avanti nella storia, più la sua luce aumenta in forza, chiarezza e in ampiezza.
Oggi, dopo sette secoli, comprendiamo meglio la straordinaria “portata” spirituale e umana della Perdonanza, che scaturisce dal “genio” pastorale di Celestino V. Pietro da Morrone era stato eremita: un uomo di Dio abituato a scrutare, alla luce del Vangelo, anche gli angoli più oscuri del suo cuore. Aveva imparato a riconoscere le idee e i sentimenti – buoni e cattivi – che vi erano nascosti. Proprio per questo aveva maturato la capacità di cogliere ciò che si agitava nel cuore del prossimo. Intuiva, con immediatezza, i problemi che scuotevano l’anima degli altri e ne coglieva le cause effettive. In queste sue “esplorazioni ascetiche” aveva compreso che spesso negli strati profondi della personalità si muovono “fattori patogeni”, che fanno “ammalare” l’anima e provocano poi “traumi” nella comunità, ecclesiale e sociale. Tra questi risulta particolarmente distruttivo e contagioso il “rancore”, generato dal perdono-negato. Mosso da questa intuizione, a voce alta si è fatto “eco” dell’appello pressante dell’apostolo Paolo: «vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio» (2Cor 5, 20-21). ..
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