Ho appreso con gioia ed emozione la nomina a vescovo dell’antica Chiesa di Ascoli Piceno, ricca di storia e di tradizioni cristiane. Ascoli è una città che ho cominciato a conoscere fin dagli anni ‘90 per cui giungerci ora come Pastore della comunità diocesana mi appare come un dono particolare del Signore.
Vengo con la semplicità di chi si sente al servizio del Vangelo e della gente, soprattutto dei poveri; vengo senza troppi programmi nella mente, ma tanta voglia nel cuore di amare tutti, con il desiderio di aiutare ciascuno ad incontrare Gesù e vivere la gioia del Vangelo.
Ringrazio papa Francesco per la fiducia che mi ha accordato chiamandomi a questa nuova responsabilità ecclesiale, dopo la non facile missione aquilana. Ringrazio e saluto l’Arcivescovo Giuseppe Petrocchi, don Pino per voi, che il Signore ha chiamato a guidare l’Arcidiocesi di L’Aquila. I mesi trascorsi con lui sono stati esperienza viva di fraterna amicizia e di fedele condivisione. Ora sono proiettato interamente verso la Chiesa d’Ascoli Piceno, la vostra e mia famiglia.
In questo primo abbraccio, stringo a me l’intera Diocesi a partire dall’Amministratore Apostolico, il fratello vescovo Luigi Conti, che in questi mesi vi ha guidato con saggezza e prudenza senza non poco sacrificio dovendo occuparsi anche della sua comunità diocesana, cui esprimo gratitudine. Saluto tutti i fratelli Vescovi della Conferenza Episcopale delle Marche di cui sono felice fare parte. Con affetto rivolgo il mio pensiero ai sacerdoti e ai seminaristi, desideroso di tessere subito con ciascuno un dialogo di sincera amicizia nel Signore; saluto i diaconi permanenti, i religiosi e le religiose, i ragazzi e la gioventù speranza della chiesa ascolana, gli ammalati, i disabili, le persone sole, i carcerati e quanti si trovano in difficoltà. Allargo il mio pensiero ai lavoratori e a quanti soffrono per la carenza di occupazione. Il mio pensiero va anche ai fratelli di diverse confessioni cristiane e di altre religioni, e anche a quanti si dichiarano non credenti: a tutti vorrei far giungere il mio più affettuoso saluto, sentendomi sin d’ora fratello di ciascuno.
Con deferenza saluto le autorità civili e militari, i rappresentanti delle pubbliche istituzioni e gli operatori dell’informazione, chiamati a responsabilità non lievi nella formazione dell’opinione pubblica.
Desidero iniziare il mio ministero fra voi quanto prima, e vengo con la consapevolezza di trovare una comunità che, se anche ha vissuto la fatica della malattia e della morte del compianto mio predecessore, Mons. Silvano Montevecchi, so che è già ben avviata sul cammino della fede e dell’amore grazie al lavoro apprezzato dei vescovi che mi hanno preceduto e ai quali assicuro la mia preghiera di suffragio. Questa mattina li ho ricordati nella Santa Messa ed è mia intenzione di recarmi in pellegrinaggio sulle loro tombe, in segno di fraterna riconoscenza.
Ascoli, città di fede mariana, accoglie come vescovo un innamorato di Maria: alla Madonna delle Grazie sin d’ora affido la diocesi e il mio ministero episcopale, chiedendole il dono della fedeltà, dell’umiltà e della dedizione sino all’estremo. Questo, cari fratelli e sorelle, è solo il primo saluto e, come dicevo, un abbraccio nell’attesa di conoscerci, di incontrarci e di costruire insieme un altro tratto del cammino della nostra Diocesi, chiamata come ogni altra comunità cristiana, ad affrontare sfide e difficoltà in questo tempo di rapidi e profondi mutamenti sociali, economici, culturali e spirituali. Sant’Emidio ci accompagni con la sua protezione. A tutti ancora un abbraccio e la mia benedizione.
L’Aquila, 12 aprile 2014
+ Giovanni D’Ercole