Ici: il rispetto della verità

Ve lo immaginate cosa succederebbe se all’improvviso cappellani delle carceri e degli ospedali, parroci, catechisti, volontari nelle mense e nelle case d’accoglienza, missionari e cooperanti… insomma quella schiera immensa di persone di ogni età che nel nome di Cristo si spendono per il bene comune, cominciassero a pretendere per le proprie prestazioni un regolare compenso? Non credo sia possibile neppure immaginarlo. Eppure, anche di fronte a risposte chiare, pacate, serene, di fronte al dato di fatto che chi deve pagare l’Ici già la paga e chi non la pagasse può essere facilmente smascherato, continuiamo ad assistere ad una campagna di discredito e propaganda davvero squallida. Forse bisognerà lasciarsi alle spalle quel pudore atavicoche impedisce di parlare delle cose che si fanno per gli altri e – cifre alla mano – dimostrare che molto di più è quello che la Chiesa restituisce alla società in termini di servizi collettivi, opportunità sociali e prestazioni culturali. Senza dire del suo contributo spirituale che è forse il segreto collante di una società sempre più liquida ed anonima.
 
Domenico Pompili