Carissimi Confratelli nel Sacerdozio e Figli tutti della Chiesa e della Comunità Civile de l’Aquila,
l’annuale celebrazione della Perdonanza, indetta dal santo pontefice Celestino V, c’invita a meditare non soltanto sul gesto straordinario del Papa eremita, ma ancor più, sulla grandezza della misericordia di Dio che ci raggiunge sempre, anche quando siamo immeritevoli di tale dono.
Nella più importante testimonianza agiografica sul Santo, quella che è ormai da tutti conosciuta come Vita C, scritta da due compagni di Pietro del Morrone – Bartolomeo da Trasacco e Tommaso da Sulmona – si afferma che Celestino V concesse un grande perdono non soltanto nel giorno della sua coronazione, ma anche nel giorno ottavo di quell’evento solennissimo[1]. Egli aprì – dicono ancora i due biografi – il tesoro della misericordia, che Cristo gli aveva affidato, e ne dispensò con grande larghezza a tutti coloro che si erano confessati e veramente pentiti: molti, udendo che «il padre delle misericordie aveva aperto il tesoro della misericordia», accorsero da lontano, desiderosi tutti di potersi abbeverare a tale fonte (cf. ibidem, pp. 418-419). Quella celebrazione, secondo il volere dell’anziano Pontefice, avrebbe dovuto ripetersi ogni anno, come puntualmente avviene ormai da più di sette secoli.
[1] cfr. Analecta Bollandiana 16 (1897) , p. 419].