La Presidenza diocesana dell’Azione Cattolica dell’Aquila esprime sorpresa e meraviglia per il provvedimento della Giunta comunale di istituire il registro delle unioni civili, adottato con inusitata sollecitudine quando altri e gravi sono i problemi che angustiano la nostra città. Provvedimento quanto meno discutibile sul piano giuridico, per certi versi paradossale e che certamente non giova al…
bene sociale. Per le coppie eterosessuali il registro non ha senso, dal momento che esse possono scegliere tra matrimonio civile (con tutta la sua rilevanza sul piano del riconoscimento pubblico, dell’assunzione delle responsabilità e della tutela dei diritti) e convivenza. Come rileva un giurista esperto di Diritto di Famiglia “due persone che convivono hanno già tutti i riconoscimenti: i loro figli godono degli stessi diritti degli altri; se uno dei due muore l’altro ha diritto al trasferimento del contratto d’affitto, eccetera”.
In realtà l’istituzione del registro é una via surrettizia per arrivare ad equiparare del tutto le unioni omosessuali alle unioni matrimoniali tra un uomo e una donna, magari con la possibilità in futuro anche dell’adozione di figli. Il che sarebbe una evidente distorsione delle cose naturali. È stato giustamente osservato che l’iniziativa di istituire il registro delle unioni civili rientra in un disegno di delegittimazione della famiglia fondata sul vero matrimonio tra un uomo e una donna, caratterizzato da un patto volto a garantire, davanti alla società, la stabilità e la procreazione.
Come ha ricordato di recente il Papa “è nella famiglia fondata sul matrimonio e aperta alla vita che la persona sperimenta la condivisione, il rispetto e l’amore gratuito ricevendo al tempo stesso – dal bambino, al malato all’anziano – la solidarietà che gli occorre”. La famiglia, cellula originaria della società, è pertanto radice che alimenta non solo la singola persona, ma anche le stesse basi della convivenza sociale.
Certamente il tema dell’omosessualità e della tutela delle persone omosessuali, va seriamente affrontato ma senza ricorrere a scorciatoie e senza mistificazioni di ordine antropologico.
In definitiva, il timore fondato è che l’operazione ‘registro delle unioni civili’ piuttosto che contribuire alla costruzione della città dell’uomo, più a misura d’uomo, in realtà si colloca in un processo di involuzione e di dissoluzione della attuale società.
Per questo l’Azione Cattolica fa suo e accoglie l’appello dell’Arcivescovo, che invita i cristiani “a pregare il Signore per il bene vero del nostro popolo”.
In realtà l’istituzione del registro é una via surrettizia per arrivare ad equiparare del tutto le unioni omosessuali alle unioni matrimoniali tra un uomo e una donna, magari con la possibilità in futuro anche dell’adozione di figli. Il che sarebbe una evidente distorsione delle cose naturali. È stato giustamente osservato che l’iniziativa di istituire il registro delle unioni civili rientra in un disegno di delegittimazione della famiglia fondata sul vero matrimonio tra un uomo e una donna, caratterizzato da un patto volto a garantire, davanti alla società, la stabilità e la procreazione.
Come ha ricordato di recente il Papa “è nella famiglia fondata sul matrimonio e aperta alla vita che la persona sperimenta la condivisione, il rispetto e l’amore gratuito ricevendo al tempo stesso – dal bambino, al malato all’anziano – la solidarietà che gli occorre”. La famiglia, cellula originaria della società, è pertanto radice che alimenta non solo la singola persona, ma anche le stesse basi della convivenza sociale.
Certamente il tema dell’omosessualità e della tutela delle persone omosessuali, va seriamente affrontato ma senza ricorrere a scorciatoie e senza mistificazioni di ordine antropologico.
In definitiva, il timore fondato è che l’operazione ‘registro delle unioni civili’ piuttosto che contribuire alla costruzione della città dell’uomo, più a misura d’uomo, in realtà si colloca in un processo di involuzione e di dissoluzione della attuale società.
Per questo l’Azione Cattolica fa suo e accoglie l’appello dell’Arcivescovo, che invita i cristiani “a pregare il Signore per il bene vero del nostro popolo”.