Lettra Pastorale: ‘Sto alla porta e busso’

 lettera pastorale

Ho già annunciato pubblicamente il mio proposito di poter realizzare, con l’aiuto del Signore, la Prima Visita Pastorale a tutte le comunità
della chiesa dell’Aquila. Da quando, nel Marzo del 1996, il Santo Padre mi ha inviato a L’Aquila come Arcivescovo Coadiutore e poi,
successivamente, in questi due anni già trascorsi come Arcivescovo dell’Aquila, ho avuto modo di incontrare molti di voi e quasi tutte le
comunità parrocchiali, le comunità religiose e tutte le altre realtà ecclesiali.

La Provvidenza, inoltre, ha voluto che, dopo la mia prima esperienza pastorale come vescovo di Rieti, tornassi nella Chiesa che mi ha
visto nascere e che mi ha preparato al sacerdozio.

In questa stessa Chiesa dell’Aquila ho avuto la gioia di vivere il ministero di presbitero per circa ventotto anni (prima di diventare
vescovo). Come vedete, allora, il Signore mi ha concesso tante opportunità per incontrare le persone e conoscere le varie realtà che
costituiscono la nostra famiglia diocesana.

Ma la Visita Pastorale, ne sono certo, sarà un’occasione ancora più preziosa e bella per incontrare tutti voi, conoscere meglio i vostri
volti e la vostra storia, e constatare, soprattutto, con riconoscenza le meraviglie che il Signore sta già operando nella nostra Chiesa
dell’Aquila, in ogni comunità, dalle più grandi alle più piccole.

2.La legge della Chiesa obbliga il Vescovo al dovere importante della Visita Pastorale (CIC n. 396).Ma questo, per ognuno di noi Pastori,
non è un dovere, è una gioia grande. Ed è una prassi che troviamo già nei primi tempi della Chiesa. Basta rileggere il libro degli Atti degli
Apostoli. Vi si parla, per esempio, dall’Apostolo Pietro che [[[[andava a far visita a tutti]]]], per confortare, aiutare, rafforzare nella fede
(Atti 9,32). E tutta una parte di questo libr
o, che ci riporta ai tempi della prima Chiesa, narra i viaggi apostolici di Paolo nelle varie
località evangelizzate o da evangelizzare (Atti 13,4 ‘ 28,31).

Sull’esempio degli Apostoli, i vescovi ( che degli Apostoli sono i successori ) hanno sempre avuto una particolare cura di visitare le
comunità cristiane, per vigilare su di esse, per incoraggiarle ed aiutarle a crescere nella fede e nell’autentica adesione a Cristo. S.
Agostino (per citare un vescovo famoso, maestro indiscusso per tutto il popolo di Dio, attraverso tutti i tempi) diceva di se stesso: [[[[
Sono partito perché spinto dalla necessità di visitare le Chiese affidate alla mia cura pastorale]]]] (Patrologia Latina, 33, col. 223). E le
frequenti visiti pastorali di Agostino sono spesso ricordate anche dai suoi biografi.

3.Ma, in concreto, che cosa è la Visita Pastorale? Mi torna alla mente ciò che Giovanni Paolo II diceva, a Loreto, quindici anni fa, ai
partecipanti del Convegno della Chiesa Italiana (Loreto 11 Aprile 1985), esortando tutti ad una [[[[ rinnovata coscienza di Chiesa]]]]. E
per realizzare questo il Papa indicava la strada da percorrere: [[[[ Perché la ricchezza dei carismi che il Signore ci dona porti il suo pieno
contributo all’edificazione della casa comune (la Chiesa), è necessario innanzitutto il riferimento costante al proprio vescovo, “principio
visibile e fondamento dell’unità della Chiesa particolare” (LG. 23). Ogni ambiente ecclesiale, come anche ogni problema che in esso può
sorgere, trova nella Chiesa particolare e nella certezza delle sue “strutture” il “luogo” provvidenzialmente predisposto, a cui fare
riferimento nella ricerca della soluzione adeguata ]]]].

Proprio per questo motivo il vescovo, mediante la visita Pastorale [[[[ mantiene i cont
atti personali col clero e con gli altri membri del
popolo di Dio, per conoscerli e dirigerli, esortarli alla fede e alla vita cristiana, e inoltre per vedere coi propri occhi nella loro concreta
efficienza le strutture e gli strumenti propri del servizio pastorale, ed essere in grado di valutarli debitamente ]]]]. 1

Ma il vescovo sa che tutto va fatto con tanto amore e con vera carità: [[[[ La carità pastorale è come l’anima della visita ; il suo scopo
non tende ad altro che al buon andamento della comunità e delle istituzioni ecclesiastiche]]]]. Deve quindi risultare chiaro a tutti che [[[[
nel compiere la Visita canonica delle parrocchie, ossia delle comunità locali della sua diocesi, il Vescovo non esegue un semplice atto di
carattere amministrativo, ma agisce realmente quale annunziatore del Vangelo, pastore e grande sacerdote del suo gregge, e come tale
deve essere riconosciuto e accolto dai fedeli ]]]].2

Parte II – “Non temere piccolo gregge” (Luca 12,32)

Ma quali comunità incontrerà il vescovo nella sua visita? O meglio le nostre comunità cristiane, della Chiesa dell’Aquila, come vivono
oggi le sfide alla fede a e alla speranza cristiana?

I primi cristiani hanno dovuto affrontare tante sfide, forse più terribili di quelle del nostro tempo. Anche i primi cristiani hanno avuto le
loro paure. Ma come le hanno superate?

E, innanzitutto, chi è questo “piccolo gregge” a cui si rivolge il Vangelo di Luca?

[[[[ L’espressione è una variante di un’altra più frequente coniata dai profeti dell’Antico Testamento : ” il resto di Israele”.

Si tratta di quella minoranza di autentici fedeli che nel l’abbandono generale della legge del Signore rimangono ostinatamente attaccati
alla loro fede. La loro prima caratteristica è la minoranza, cosa che può far sorgere
in alcuni il dubbio o la frustrazione o la paura.

Ma a torto: la storia di Israele, di Gesù e della chiesa dimostra al contrario che la forza di Dio passa attraverso minoranze.

La seconda caratteristica è la fedeltà ostinata : in un mondo dove i più ‘ o per comodità o per paura ‘ si accordano agli ideali del
momento. Il piccolo gregge mantiene vive le promesse del Signore.

E la terza caratteristica è il servizio : il piccolo gregge mantiene in vita valori che poi torneranno a vantaggio di molti, e in nessun modo si
isola dal mondo, ma rimane qui nella piazza, dove gli uomini si incontrano e si scontrano ]]]].3

Le parole di Gesù : “Non temere, piccolo gregge”, vengono riportate da S. Luca, nel suo Vangelo, al termine dell’esortazione ad
abbandonarsi totalmente alla Provvidenza, all’amore infinito di Dio per ognuno di noi. Questa è la vera forza del credente, anche e
soprattutto in mezzo alle difficoltà più grandi, alle aggressioni dell’ateismo, dell’indifferentismo e del materialismo.

1.Gli orientamenti pastorali della Chiesa italiana, per il prossimo decennio (2001 ‘ 2010) hanno come titolo (alcuno provvisorio): “Gesù
Cristo, speranza per l’uomo. Evangelizzazione, Santità e Cultura”. Sono, quindi, innanzitutto, un invito alla speranza, un invito ad alzare lo
sguardo, a comunicare a tutti la “Buona Notizia”, che è Cristo. Piacendo al Signore dovremmo tornare spesso, nei prossimi anni, su
questi orientamenti. Ma fin da questo momento accogliamo il forte invito alla speranza che i Vescovi rivolgono alle Chiese che sono in
Italia.

E un altro invito chiaro e vigoroso siamo chiamati ad accogliere con tutto il cuore: quello che ci viene dalla Lettera Apostolica del
Papa “Novo Millennio ineunte”

Il Papa, in questo messaggio a t
utto il popolo cristiano, dopo aver ricordato i momenti più importanti del Giubileo, e dopo aver
invitato ancora una volta tutti a contemplare sempre il volto di Cristo, poiché è questo volto che la Chiesa deve far [[[[risplendere
anche davanti alle generazioni del nuovo millennio]]]](n.16), parla dei problemi e delle sfide che la chiesa deve affrontare nel futuro
e dello spirito con il quale essi dovranno essere affrontati. Ma occorre sempre ripartire da Cristo, di cui si è contemplato il volto.
Così al centro di questa Lettera Apostolica è Cristo: Cristo [[[[incontrato nell’anno del Giubileo, Cristo contemplato]]]] oggi, Cristo
da cui la Chiesa [[[[riparte]]]] per andare incontro al futuro ed essere [[[[testimone]]]] del suo amore.

E il Papa conclude questo suo grande messaggio di speranza all’inizio del nuovo millennio, rifacendosi ancora alle parole di Gesù a
Pietro, il pescatore di Betsaida: “Duc in altum” (“Prendi il largo”, Lc. 5,4):

[[[[Andiamo avanti con speranza. Un nuovo millennio si apre davanti alla Chiesa come oceano vasto in cui avventurarsi, contando
sull’aiuto di Cristo. Il nostro passo all’inizio di questo nuovo secolo, deve farsi più spedito nel ripercorrere le strade del mondo.
Gesù Risorto, che si accompagna a noi sulle nostre strade, ci trovi vigili e pronti per riconoscere il Suo volto e correre dai nostri
fratelli a portare il grande annuncio: ” Abbiamo visto il Signore”]]]] (nn. 58 ‘ 59).

La visita pastorale vuole risvegliare in ogni cuore e portare a tutti la speranza che Cristo stesso ci offre e che il Papa e i vescovi ci
invitano a testimoniare nel mondo di oggi, a cominciare dalle nostre comunità.

PARTE III – Indicazioni pratiche

1.Perché la Visita Pastorale
risulti spiritualmente fruttuosa per ogni comunità è giusto e necessario prepararla bene.

Il primo modo di preparare bene questo evento importante per ogni comunità è la preghiera. Sarà messa a disposizione di tutti una
apposita preghiera in preparazione alla visita pastorale. Ma ogni battezzato sia individualmente, sia insieme alla comunità saprà trovare
la forme più varie ed opportune. Altro mezzo importante per preparare la visita pastorale è la predicazione. L’ideale sarebbe, per ogni
parrocchia, pensare alle missioni al popolo. Ma si possono trovare altre forme, adatte alle singole comunità, affinchè la Parola di Dio
venga abbondantemente e fruttuosamente annunciata a tutti.

I Sacramenti occupano un posto fondamentale nella vita di ogni comunità cristiana e quindi una meta importante della preparazione sarà
la formazione della comunità a celebrare e a vivere intensamente i Sacramenti. Durante la visita pastorale può essere prevista la
celebrazione del Sacramento delle Cresima, ma anche di altri Sacramenti.

Il Papa stesso, nella già citata Lettera Apostolica “Novo millennio ineunte”, ricorda il posto fondamentale che va riservato alla liturgia,
dando [[[[particolare rilievo all’Eucarestia domenicale e alla stessa Domenica, sentita come giorno speciale della fede, giorno del Signore
Risorto e del dono dello Spirito, vera Pasqua della settimana]]]] (n. 35). E il Papa aggiunge che la partecipazione all’Eucarestia deve
essere, per ogni battezzato [[[[ Il cuore della domenica]]]], [[[[un impegno irrinunciabile, da vivere non solo per assolvere un precetto, ma
come bisogno di una vita cristiana veramente consapevole e coerente]]]] (n. 36).

E il Papa scrive anche che occorre un rinnovato coraggio pastorale per [[[[proporre in modo suadente ed efficace la pratica del
Sacramento della Riconciliazion
e ]]]], compiendo [[[[ogni sforzo per fronteggiare la crisi del “senso del peccato” nella cultura
contemporanea]]]] (n. 37).

I parroci riceveranno dei sussidi, che indicheranno su quali temi è bene insistere nella predicazione in preparazione alla Visita Pastorale.
Fin da questo momento, tuttavia, si chiede di dare un’attenzione prioritaria in particolare ai temi contenuti nella Lettera Apostolica del
Santo Padre sul dopo ‘ Giubileo: “Novo millennio ineunte”.

2.Il vescovo, nella Visita Pastorale, sarà aiutato da tutti gli organismi diocesani della Pastorale. In continuità con gli orientamenti C E I del
dopo convegno di Palermo e in sintonia con le indicazioni che emergono dagli orientamenti pastorali per il prossimo decennio, sarà
riservata una particolare attenzione nel verificare ciò che in ogni parrocchia si sta realizzando nei vari ambiti della pastorale.

In questa verifica un aiuto validissimo può e deve essere dato dal Consiglio Pastorale Parrocchiale e dal Consiglio Parrocchiale per gli
affari Economici. Sarà prezioso anche il contributo di ogni altra aggregazione ecclesiale presente in Parrocchia (Associazioni, movimenti,
confraternite).

3.E, innanzitutto, si cercherà di aiutare le parrocchie perché siano coinvolte nell’ormai noto Nuovo Progetto Culturale della Chiesa
Italiana.

La commissioni diocesana già si sta attivando per portare avanti il suo programma con varie realizzazioni. Deve essere preoccupazione di
ogni comunità, anche la più piccola, di dare il proprio prezioso contributo. Non si tratta di un impegno di pochi addetti ai lavori, ma
dell’esperienza avvertita da tutti di dare anche oggi, come diceva S. Pietro ai cristiani di duemila anni fa, ragione della propria speranza (
su questo contesto anche il nostro mensile “Prese
nza” può svolgere un ruolo importante. Occorre, quindi conoscerlo, renderlo più
interessante e diffonderlo!).

4.Particolare attenzione va riservata in ogni parrocchia, alla pastorale familiare e giovanile. I relativi organismi diocesani stanno già
predisponendo programmi, linee operative e sussidi. Ma si avverte molto urgente la necessità che ci siano referenti convinti ed entusiasti
nelle varie realtà diocesano e nelle singole parrocchie..

A proposito della famiglia il Papa avverte: [[[[ Un’attenzione speciale, poi, deve essere assicurata alla pastorale della famiglia, tanto più
necessaria in un momento storico come il presente, che sta registrando una crisi diffusa e radicale di questa fondamentale istituzione
(—). Su questo punto ‘ insiste il Santo Padre la Chiesa non può cedere alle pressioni di una certa cultura, anche se diffusa e talvolta
militante. Occorre piuttosto fare in modo che, attraverso una educazione evangelica sempre più completa, le famiglie cristiane offrano un
esempio convincente della possibilità di un matrimonio vissuto in modo pienamente conforme al disegno di Dio e alle vere esigenze della
persona umana ]]]] ( Novo millennio ineunte, n. 47).

E riguardo ai giovani il Papa, ricordando le meravigliose giornate di Tor Vergata, ha invitato ad un grande ottimismo “Ancora una volta, i
giovani si sono rivelati a Roma e per la Chiesa un dono speciale dello Spirito di Dio . C’è talvolta, quando si guarda ai giovani, con i
problemi e le fragilità che li segnano nella società contemporanea, una tendenza al pessimismo. Il Giubileo dei giovani ci ha come
[[[[spiazzati]]]], conseguendoci, invece, il messaggio di una gioventù che esprime un anelito profondo, nonostante possibili ambiguità,
verso quei valori autentici che hanno in Cristo la loro pienezza]]]] (Novo millennio
ineunte, n. 9).

5.Nella celebrazione conclusiva dell’Anno Giubilare ho volutamente richiamato l’attenzione di tutti sulla Pastorale della Carità, che va
messa al centro di tutto il nostro progetto pastorale per i prossimi anni. Ricordo che, la meta proposta degli orientamenti CEI degli anni
Novanta (Evangelizzazione e testimonianza della carità), anche nella nostra Arcidiocesi (come in tante altre diocesi italiani), purtroppo
non è stata raggiunta.

Quella meta era di poter costituire la “Caritas” in ogni Parrocchia. Anche da noi sono ancora troppe le parrocchie che non hanno la
Caritas. Non ci sono scuse. Se, per le piccole dimensioni della comunità, non è possibile formare una “Caritas” parrocchiale, si pensi
almeno a quella inter-parrocchiale, oppure si pensi a qualche laico o laica che con convinzione e generosità facciano da punto di
riferimento per la nostra Caritas diocesana. Anche questo aspetto della “carità” è vivamente raccomandato dal Papa, che parla di
“scommettere sulla carità” e che è [[[[l’ora di una nuova “fantasia della carità”, che si dispieghi non solo e non tanto sull’efficacia dei
soccorsi spiegati, ma nella capacità di farsi vicini, solidali con chi soffre, così che il gesto di aiuto sia sentito non come obolo umiliante, ma
come fraterna condivisione]]]] (Novo millennio ineunte, n.50).

Molto rimane da fare per la pastorale sociale e del mondo del lavoro. Anche in questo settore importante e attualissimo occorre un
impegno comune. E anche su questo impegno il Papa ci richiama decisamente. [[[[ E’ noto lo sforzo che il Magistero ecclesiale ha
compiuto, soprattutto nel secolo XX, per leggere la realtà sociale alla luce del Vangelo ed offrire in modo sempre più puntuale ed
organico il proprio contributo alla soluzione della questione sociale, divenuta ormai una quest
ione planetaria.

Questo versante etico ‘ sociale si propone come dimensione imprescindibile della testimonianza cristiana: si deve respingere la
tentazione di una spiritualità intimistica e individualistica, che mal si comporrebbe con le esigenze della carità, oltre che con la logica
dell’Incarnazione]]]] (Novo millennio ineunte, n. 52).

6.La preparazione della Visita Pastorale prevede anche che il Parroco e i suoi collaboratori diano le risposte adeguate e il più possibile
esaurienti agli appositi questionari. Anche questo può e deve essere un mezzo per coinvolgere la comunità nella preparazione della visita.
Alcuni di questi questionari verteranno sull’amministrazione e sui Beni Culturali della Chiesa. Gli appositi uffici della nostra Curia
Arcivescovile daranno il loro prezioso aiuto in questo campo. Sono settori importanti, nei quali non può essere disatteso non solo ciò che
è prescritto dalle leggi della Chiesa, ma anche ciò che le leggi civili esigono

PARTE IV – Conclusione

7.Carissimi fratelli e sorelle della Chiesa dell’Aquila, in questa lettera, che i vostri parroci vi consegneranno in occasione della benedizione
delle famiglie, durante la Quaresima e nel Tempo Pasquale, ho scritto solo qualche breve riflessione per annunciarvi la mia gioia per la
prossima Visita Pastorale. Ho scritto questi pensieri, come ho detto sopra all’ombra del Santuario della Vergine Lauretana (a Loreto,
dove ho partecipato agli Esercizi Spirituali insieme agli altri Vescovi dell’Abruzzo e Molise). Alla Madonna ho raccomandato la nostra
Chiesa dell’Aquila e tutti Voi. Loreto ci richiama il mistero dell’Incarnazione e della vita nascosta di Gesù a Nazareth.

8.Un grande teologo dei nostri tempi ha scritto: [[[[ Le grandi virtù ‘ come la Fede
, la Speranza, la Carità ‘ o quelle che sono i cardini del
comportamento morale, come la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza, hanno bisogno di tradursi in comportamento
quotidiano, in virtù quotidiane, che forse prendono altri nomi o altri volti da queste, ma che a queste danno spessore e concretezza. Quelli
che ci sembrano momenti importanti della vita, forse sono in realtà solo atti di vita quotidiana. Viceversa la cosiddetta vita quotidiana
può essere piena, in maniera misteriosa e non appariscente, di attimi decisivi per l’eternità]]]].4

Ecco, cerchiamo tutti di prendere coscienza di questi attimi della nostra vita quotidiana che sono decisivi per l’eternità.

9.Il Papa, sempre nella sua Lettera Apostolica sul dopo ‘ Giubileo, presentando gli orientamenti che devono guidare la Chiesa nei prossimi
anni e che devono essere adattati ad ogni comunità, scrive: [[[[Non si tratta di inventare un nuovo programma.

Il programma c’è già, è quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione. Esso si incentra, in ultima analisi, in Cristo stesso,
da conoscere, amare, imitare, per vivere in Lui la vita Trinitaria, e trasformare con Lui la storia fino al suo compimento nella
Gerusalemme celeste. E’ un programma che non cambia col variare dei tempi e delle culture, anche se del tempo e della cultura tiene
conto per un dialogo vero e una comunicazione efficace. Questo programma di sempre è il nostro per il terzo millennio]]]] (Novo millennio
ineunte, n.29).

10.Carissimi fratelli e sorelle, concludendo questa lettera semplice e familiare in preparazione alla Visita Pastorale vorrei sottolineare una
verità fondamentale, che desidero tanto che ognuno porti nel cuore.

In fondo la Visita Pastorale, come ogni altra struttura ed iniziativa pastorale nella Chiesa
, serve per un unico scopo: cercare e realizzare
la santità.

Anche questo il Santo Padre lo ha ribadito con forza nella Lettera Apostolica più volte citata = [[[[Non esito a dire che la prospettiva in
cui deve porsi tutto il cammino pastorale è quella della santità.

Non era forse questo il senso ultimo dell’indulgenza giubilare, quale grazia speciale offerta da Cristo perchè la vita di ciascun battezzato
potesse purificarsi e rinnovarsi profondamente?]]]] (n. 30).

E il Papa conclude : [[[[ Ricordare questa elementare verità, ponendola a fondamento della programmazione pastorale che ci vede
impegnati all’inizio del nuovo millennio, potrebbe sembrare, di primo acchito, qualcosa di scarsamente operativo. Si può forse
“programmare” la santità? Che cosa può significare questa parola nella logica di un piano pastorale?

In realtà, porre la programmazione pastorale nel segno della santità è una scelta gravida di conseguenze. Significa esprimere la
convinzione che, se il Battesimo è un vero ingresso nella santità di Dio attraverso l’inserimento in Cristo e l’inabitazione del suo Spirito,
sarebbe un controsenso accontentarsi di una vita mediocre, vissuta all’insegna di un’etica minimalistica e di una religiosità superficiale]]]]
(n.31).

11.Chiediamo allora alla Madonna e a tutti i nostri Santi Protettori, a tutti i santi Pastori vissuti in questa Chiesa dell’Aquila, che prima di
me e con grande zelo, nei tempi passati e recenti, hanno cercato di seminare tanta speranza nelle nostre comunità, che intercedano per
noi, perché tutti insieme, con umiltà, ma anche con incrollabile fiducia, cerchiamo ancora una volta i sentieri della santità. Sarà questo il
frutto più bello della Visita Pastorale.

Vi benedico di cuore. 

17-12-2001