Lalle Camponeschi per la rinascita dell’Aquila

Il 18 gennaio u.s., alle ore 12.00, la città dell’Aquila, simbolicamente stretta attorno all’Arcivescovo Mons. Molinari, ha inaugurato il cantiere di restauro della chiesa di San Biagio d’Amiternum, il primo a partire nel centro storico. Occorreranno diciotto mesi di lavoro per riconsegnare alla popolazione uno dei luoghi di culto più rappresentativi dell’identità aquilana da un punto di vista culturale oltreché spirituale.
L’Arcidiocesi, all’indomani del sisma del 6 aprile 2009, ha ricevuto la disponibilità della Fondazione Roma all’adozione di un monumento ecclesiastico gravemente danneggiato, con l’obiettivo di recuperarne totalmente la consistenza architettonica e ricollocare all’interno le funzioni antecedenti al tragico evento. Un gesto che porta il segno della solidarietà, della fraternità e della concretezza delle azioni che solo attraverso il superamento dei regionalismi e la presa di coscienza che il patrimonio artistico di una città è universale sa guardare oltre l’orizzonte e cogliere la possibilità della storia.
La chiesa di  San Biagio, fino a quella tragica notte sede della Parrocchia Universitaria e cuore pulsante della spiritualità giovanile, e anche in primo luogo l’architettura che conserva al suo interno il celeberrimo monumento equestre a Pietro Lalle Camponeschi, opera di Gualtiero de Alemania del 1432, rimasto indenne dai crolli, e già negli anni scorsi oggetto di attenzione da parte del F.A.I.-Fondo Ambiente Italiano e della Fondazione Carispaq che ne ha sponsorizzato il restauro. Una scelta, quella del San Biagio, che riconferma la volontà di offrire un contributo significativo alla rinascita del territorio attraverso la promozione di un dibattito culturale ampiamente condiviso e partecipato, ripartendo proprio da quel “nome” all’ombra del quale tutti gli aquilani sono stati educati a leggere la singolare storia che in settecento anni ha registrato cinque grandi terremoti e quattro imponenti ricostruzioni, la prima delle quali, successiva al sisma del 1349, fu intimamente legata all’aristocratico Camponeschi che volle con fermezza e determinazione che gli abitanti divenissero autori della rinascita attraverso la ricostruzione delle chiese, case e palazzi dove la storia della fondazione duecentesca ne aveva disegnato i confini.
Una scelta forte, audace, indirizzata esclusivamente al rilancio del sentimento cittadino che ci accompagna da sette secoli, e accolta con vivo entusiasmo dalla Fondazione che ha riconfermato gli intenti iniziali condividendo appieno le linee programmatiche a partire dalla scelta dei progettisti -gli architetti Salvatore Tringali e Rosanna La Rosa, autori del progetto di restauro della Cattedrale di Noto- e in avanti per tutto l’arco di tempo che ci ha portati all’apertura del cantiere dopo l’espletamento di una regolare gara d’appalto ad invito che un’apposita commissione, supportata nelle operazioni dal prezioso contributo del Prefetto dell’Aquila, ha definitivamente assegnato alla torinese Zoppoli & Pulcher s.p.a.
Nel 2007 era stata avviata un’intensa attività di riqualificazione dello spazio architettonico finalizzata ad arrestare il progressivo stato di degrado e abbandono in cui la Chiesa si trovava per via delle vicende storiche seguite all’uso che se ne è fatto a partire dal secondo dopoguerra, e nel luglio del 2008 è divenuta sede ufficiale della Parrocchia Personale di San Giuseppe Artigiano. Agli inizi del 2009 è stato richiesto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri un finanziamento per il completamento degli interventi di restauro sull’apparato decorativo che, però, l’insorgere di uno stato dei luoghi profondamente mutato a causa del sisma, ha reso insufficiente a far fronte ad una situazione sensibilmente più critica e aggravata. In considerazione di ciò, la Curia Arcivescovile ha chiesto alla Presidenza stessa il dirottamento delle somme finanziate per il San Biagio in favore di un altro complesso monumentale bisognoso degli stessi interventi di recupero statico ma non beneficiario di un analogo canale di finanziamento privato a totale copertura del restauro.
Al San Biagio si affiancherà, nel corso delle prossime settimane, l’apertura del cantiere sull’adiacente Oratorio di San Giuseppe dei Minimi il cui restauro è stato adottato dal governo del Kazakistan. Si andrà così a recuperare, grazie al finanziamento di uno dei pochissimi stati esteri che ha tenuto fede alle promesse fatte in occasione del G8, il complesso monumentale che antecedentemente al sisma ospitava la sede dei Solisti Aquilani.
In poco meno di due anni la città potrà tornare a pieno titolo a varcare la soglia di due grandi spazi che nel corso dei secoli hanno scritto alcune tra le più significative pagine della sua vicenda evolutiva, auspicando che l’entusiasmo e la trasparenza di un modus operandi che la Chiesa aquilana ha inteso sposare all’indomani del sisma investano le iniziative e le attese di tutti i soggetti preposti all’attuazione di questo sogno aquilano.
Questa è la storia di un restauro; la storia di una possibilità colta e coltivata con l’amore per la città, le sue origini, i suoi abitanti. Questa la straordinaria occasione di una rinascita intelligente, che sa trarre la forza dalle radici di una storia plurisecolare e dal carattere fermo di chi crede che niente ha fine con il sisma.