Ieri l’incontro dei Giovani della Pace

Molinari: la mia gioia di vedervi qui

Il messaggio che ieri l’arcivescovo ha rivolto ai giovani del Sermig giunti all’Aquila per la prima tappa del III incontro mondiale della pace:

  1. Carissimi giovani, ragazzi e ragazze dell’Aquila, dell’Abruzzo e di tutta l’Italia.
Come Pastore di questa Chiesa dell’Aquila vi porto il saluto di tutta questa Comunità Cristiana. Ernesto, fin dal primo momento, in cui mi annunciò questo incontro, mi disse: “Non ci saranno discorsi. I grandi del mondo e della politica, se verranno, dovranno stare in silenzio ed ascoltare i giovani”.
Io, pur non essendo un grande, mi ero preparato solo ad ascoltarvi.
Ora Ernesto mi chiede di dare un saluto e lo do volentieri.
 
  1. E, innanzitutto vi dico tutta la mia gioia di vedervi qui.
I giovani sono sempre la speranza del mondo.
Ricordo sempre un anziano Vescovo che parlando all’Assemblea di tutti i Vescovi d’Italia iniziò proprio così: «Quando parliamo dei giovani dovremmo comportarci come Mosè che, udita la voce del Signore, si avvicinò al roveto ardente. Ma mentre, incuriosito, si avvicinava per scoprire come mai quel roveto bruciava e non si consumava, la stessa voce di Dio gli comandò: “Mosè, togliti i calzari. Perché la terra che calpesti è terra sacra!”».
 
  1. E’ vero, i giovani sono una terra sacra.
Noi adulti li vogliamo spesso ridurre ad una povera terra arida, senza frutti e senza speranze.
Vediamo sempre i giovani come un problema, mai come una risorsa.
Una grande risorsa!
Anzi i giovani sono il “Giardino di Dio”.
In questo meraviglioso giardino Dio sta già coltivando le storie più straordinarie. Quelle storie che domani renderanno più bella tutta l’umanità e tutta la faccia della terra!
Io credo a questa verità.
Gesù, duemila anni fa, iniziò la sua avventura con un gruppo di giovani. Erano giovani come voi, con un sogno nel cuore, con una grande voglia di spendere bene la loro vita!
 
  1. Nessuno meglio dei giovani di duemila anni fa e i giovani di oggi può capire fino in fondo la provocatoria affermazione di Gesù: “Io sono venuto perché abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza”.
Se un giovane non ha una profonda voglia di vivere non è più giovane.
La sua giovinezza è già morta.
Ed egli è un povero morto che si aggira nei lugubri meandri di questo mondo.
Un giovane che non ha voglia di vivere è già terribilmente malato: malato di pessimismo, di scoraggiamento, di solitudine, di narcisismo e del terribile tarlo del dubbio.
Carissimi giovani, il Signore Gesù possa mettere sempre nel vostro cuore una indistruttibile voglia di vivere.
 
  1. Ed, insieme alla voglia di vivere, il Signore Gesù possa mettervi davanti agli occhi, sempre, il senso vero della vita.
Com’è possibile portare nel cuore tanta voglia di vivere se non si sa per quale scopo, per quale ideale si vive?
Il più diffuso quotidiano italiano, in questi ultimi giorni, ha richiamato l’attenzione di molti con un titolo provocatorio: “Cosa vogliono i ragazzi di vent’anni? Il limbo degli eterni adolescenti”. E l’articolo iniziava così: “I ventenni di oggi hanno paura di diventare adulti e vivono in un limbo di eterni studenti-adolescenti, incapaci di assumersi responsabilità e rimandando a tempo indeterminato decisioni cruciali (matrimonio, figli, lavoro) che un tempo venivano prese proprio alla loro età”. (Il Corriere della sera, 23. 08. 2010).
 
  1. Voi, giovani, siete convinti che è proprio così?
Sarebbe tristissimo!
E ci sarebbe molto da preoccuparsi.
Io vi auguro, invece, di aver già scoperta e fatta vostra la risposta di Gesù: “Io sono la Via, la Verità, e la Vita”.
Chi ha incontrato Gesù Cristo sa qual è la via da seguire, sa da che parte sta la Verità che appaga pienamente.
Ed infine sa dove si trova la Vita vera.
La Via che porta alla Verità è Gesù di Nazareth. E la pienezza della Vita è sempre Gesù di Nazareth.
Io vi auguro carissimi giovani di conoscere sempre più profondamente Gesù, di amarlo con tutte le vostre forze. E di scommettere su di Lui tutta la vostra voglia di vivere, tutta la vostra esistenza.
 
  1. Carissimi giovani, voi siete qui perché amate la pace, per questo vostro incontro di pace.
I giovani e la pace camminano sempre insieme. Se in questo momento per un miracolo impossibile i governi di tutto il mondo fossero nelle mani di giovani come voi, avverrebbe un fatto straordinario, mai visto sulla terra. Improvvisamente, dalla faccia della terra, scomparirebbero tutti i conflitti, tutte le guerre, tutte le lotte che uccidono, ogni giorno, tanti, nostri fratelli e sorelle.
Il cuore dei giovani è fatto per la pace.
Ogni giovane, ogni ragazzo e ogni ragazza, porta nel cuore un sogno: vivere su una terra dove al primo posto c’è l’amore, il rispetto reciproco, la ricerca di ciò che è vero, buono e bello.
Possa il Signore ascoltare i vostri desideri. E realizzare i vostri sogni.
Io pregherò per questo.
E sento che tantissimi uomini e donne, non più giovani, pregheranno per voi. Perché il vostro sogno di pace si realizzi pienamente.
 
  1. Io vi ringrazio, inoltre, questa sera, perché avete scelto la nostra città dell’Aquila per il vostro incontro.
Potevate scegliere posti più belli, più tranquilli.
Avete, invece, scelto una città ferita, devastata dal terremoto. E queste ferite sono ancora aperte.
Grazie per questa vostra presenza e per questa vicinanza.
La vostra presenza è un invito alla speranza.
Un giovane, anche se non pronuncia nessuna parola, è un’immagine viva della speranza.
Un giovane ci ricorda che c’è un futuro.
Un giovane ci ricorda che il miracolo della vita continua.
Un giovane ci ricorda che il sogno deve far parte della nostra esistenza.
Un giovane ci ricorda che anche le situazioni più difficili possono essere cambiate e trasformate in realtà positive.
Perché solo quando ci si arrende a ciò che di negativo vediamo attorno a noi e muore la voglia di cambiare, in quel momento stesso muore la giovinezza e inizia la triste parabola della vecchiaia.
Grazie, carissimi giovani, perché ricordate anche a noi Aquilani che anche le situazioni più tristi del dopo-terremoto possono essere cambiate in realtà positive, in nuove opportunità per la nostra terra e il nostro popolo.
E’ questo il messaggio più bello della vostra giovinezza.
 
  1. Carissimi giovani voi avete scelto L’Aquila per il vostro incontro, ma avete scelto anche di condividere con noi la grande festa della Perdonanza.
Io penso che S. Celestino già prima di Ernesto Oliviero, ha ideato gli incontri dei giovani e dei popoli per la pace. Ed Ernesto è contento di scoprire di aver avuto un così eccezionale e singolare precursore in S. Celestino, Profeta di Pace e di Perdono.
La Perdonanza è la festa dell’amore e della misericordia di Dio.
La Perdonanza è la festa di ogni figlio prodigo che ritorna al Padre.
La Perdonanza è la festa della riconciliazione e del Perdono.
La Perdonanza è la festa dell’incontro tra culture e religioni diverse, nel nome dell’autentico dialogo e della ricerca sincera di ciò che unisce, che è sempre molto molto di più di ciò divide.
 
  1. E allora, carissimi giovani, voi capite perché il vostro movimento per la pace trova in S. Celestino un vero grande precursore.
Questa sera io voglio raccomandare ciascuno di voi a questo grande santo.
Egli ci ricorda che ogni costruttore di pace trova in Dio la sua forza e il suo entusiasmo.
S. Celestino ci ricorda che non si può essere costruttori di pace se la pace non germoglia, innanzitutto, nel nostro cuore.
S. Celestino ci ricorda che se oggi verrò a sapere che è scoppiata la guerra atomica la colpa e la mia perché ieri ho litigato con mio fratello.
S. Celestino ci ricorda che con la guerra tutto è perduto, mentre con la pace tutto è possibile.
S. Celestino ci ricorda che solo i miti, gli umili e i costruttori di pace possederanno la terra.
Questa terra già macchiata da tanto sangue ma che il Signore vuole che sia colma di pace, sia la terra dove giustizia e pace, un giorno, si abbracceranno.
S. Celestino, infine, ci ricorda che dove c’è odio non c’è futuro.
Solo, invece, dov’è la vera pace i popoli sono pronti a costruire il loro futuro, un futuro di pace, un futuro di libertà, un futuro di autentica solidarietà, il futuro della Civiltà dell’Amore.
 
 
                                                                                              + Giuseppe Molinari