Il Card. Petrocchi: “Ascoltare i giovani, la prima vera sfida educativa

Il card. Giuseppe Petrocchi, Arcivescovo di L’Aquila che, grazie alla sua esperienza pastorale accanto ai giovani prima ad Ascoli, poi negli anni di ministero episcopale a Latina e oggi a L’Aquila, racconta l’universo giovanile al Don Orione oggi.

“È noto – spiega il cardinale Petrocchi nell’intervista – che il segreto per parlare con efficacia a qualcuno risiede anzitutto nell’ascoltarlo. E ascoltare non equivale a “sentire”, ma significa prendere sul serio l’altro, fargli spazio nel proprio cuore, rispettarlo nella sua identità. La seconda dimensione poi è quella dell’incontro, che significa stare “con “qualcuno, ponendo la massima attenzione per capire ciò che si muove nel suo animo.

L’educazione dei giovani, perciò, presuppone una sana “asimmetria”, cioè che l’adulto faccia l’adulto e il giovane faccia il giovane: non bisogna alterare le relazioni, altrimenti si creano degli scompensi gravi. Non deve esserci, tuttavia, una direzione univoca nel rapporto, poiché anche chi viene educato gioca un ruolo attivo, seppur diverso. Povero il giovane che non trova un adulto che sappia fare l’adulto, che lo affianchi e lo accompagni: capace di assumere – dove è necessario – atteggiamenti saggi e fermi. Da sacerdote, ad Ascoli Piceno, ogni settimana dedicavo circa 12 ore all’incontro personale e al dialogo, mobilitando al massimo l’attenzione per consentire all’altro di esprimersi e cercando di ascoltarlo con un amore intelligente, cioè, in grado di entrare nel suo mondo e di collegare aspetti che spesso sfuggono a chi parla. I ragazzi sono stati per me al tempo stesso discenti e docenti”.

“Il fenomeno del nomadismo – sottolinea il Porporato – si verifica quando l’adulto rinuncia a fare l’adulto e sta accanto al giovane senza avere un orientamento, un progetto. È il grande guaio di molte pedagogie moderne, che per paura di essere autoritarie e impositive non propongono una “mappa esistenziale”, quindi si rischia di vagare e non di procedere in modo mirato, seguendo un tragitto ben pensato. Detto questo, quando si parla di educazione “con” e “per” i giovani è importante sapere che sono necessarie tre dimensioni: la formazione, cioè offrire loro dei modelli teorici e pratici che consentano di fare il punto nel viaggio della loro vita: cioè, di capire da dove vengono, dove si trovano e dove vanno. Il secondo fattore è la corresponsabilità, espressa dal fatto che l’adulto e il giovane sono entrambi invitati ad impegnarsi fino in fondo: anche il giovane deve mobilitare le risorse di cui dispone e le sue specifiche capacità di contatto: “strumenti” che l’adulto spesso non ha e sa di non avere, ma che è contento di vedere messi in campo dal giovane, reso protagonista nell’ “avventura educativa”.

“Viviamo in una cultura – specifica l’Arcivescovo de L’Aquila – che non aiuta i ragazzi a sviluppare una riflessione approfondita e critica, e neppure a incontrare sé stessi attraverso un viaggio interiore”.

L’intervista integrale è disponibile su www.donorione.org